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LA FILOSOFIA DEL CAMMELLO

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LO SPETTACOLO:
Un giovane turista è in viaggio nel deserto del Sahara, nella zona sud dell’Algeria. A causa di un inconveniente accaduto all'autobus su cui viaggiava, si allontana dal gruppo e si ritrova da solo in mezzo al deserto. Non si impaurisce e comincia a fare castelli di sabbia, a fantasticare e, con la mente, percorre strade immaginarie dentro quello strano ambiente tanto affascinante quanto misterioso, il bellissimo deserto del Sahara.
Conoscerà i viandanti del deserto, con loro mangerà pane azzimo e berrà latte di capra, conoscerà i cammelli, le volpi e tanti altri animali del deserto e inseguirà anche i miraggi. Incontrerà un piccolo cane di nome Asshan che diventerà il suo più fedele compagno, conoscerà Mohammed, un bambino del deserto, che gli racconterà storie incredibili e molto emozionanti. Con lui si siederà a sognare, con le stelle costruirà fantastici e onirici paesaggi, conoscerà la guerra e gli parrà di aver combattuto per davvero. Diventerà esso stesso parte del Sahara, gli sembrerà di essere diventato di sabbia e vecchio e cieco conoscerà la vera storia del popolo Saharawi che tanti e tanti anni fa, è stato costretto a fuggire dalla sua terra per vivere esule in un paese straniero.

LA MUSICA:
Presso ogni popolo della terra la musica è l'espressione della sua storia, dei suoi sentimenti, dei suoi sogni. Si canta e si suona per stare insieme, per svagarsi ma anche per raccontare una storia o per pregare. Nella musica del Saharawi possiamo riconoscere una componente araba ereditata dalla zona del Nord Africana e una più africana influenzata dalla zona Sud Sahariana. La prima è melismatica, riconoscibile attraverso le tante fioriture che la caratterizzano e il ripetersi incessante di una melodia, spesso con un tempo non esattamente definito, a volte accompagnata da un solo battito di mani o da qualche percussione. La seconda ha un carattere più leggero e più ritmico. Per rappresentare il connubio di queste due espressioni lo spettacolo sarà accompagnato da un'arpa celtica che ricorda le sonorità della kòra, l'arpa africana, e da alcune percussioni. Simbolicamente le percussioni, i tamburi, rappresentano la terra, evocano il cuore della terra che batte, la suggestione degli animali che camminano, il profumo della terra. L'arpa invece è l'aria, ha una dimensione più eterea, le sue sonorità gioiose esprimono l'emozione del popolo, la sua allegria, il suo desiderio di libertà.

 

LE INIZIATIVE:

Lo spettacolo è arricchito da una mostra fotografica itinerante frutto dell’esperienza diretta fatta nei campi profughi dove vive il popolo Saharawi.

 

 

Di Aldo Sicurella

Musiche Cristina Greco

Diretto ed interpretato da Aldo Sicurella

Con: Cristina Greco (arpa), Mauro Piras (percussioni) 

Registrazioni Massimo Miscali

Scene e costumi Teatro Instabile

Il cane di scena è di Agostino Cacciabue - Teatro Tages

Traduzioni Luisa Puggioni

Scenotecnica Falegnameria Trogu - Paulilatino

Scenografia Polibulistudio

Aiuto regia Monica Pisano

 

Tecnica utilizzata: Teatro d'attore con musica dal vivo
Fascia d'età: 6/13 anni
Durata: 60'
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Rassegna stampa
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Lettere dal pubblico
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Mostra fotografica
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Foto di scena